Diventare jena

Supera i trent’anni. Trovati un buon lavoro, un fidanzato. Mantieni una vita sociale vivace. Esci, bevi, vai alle feste. Non pensare più di tanto al futuro. Guarda il mondo intorno a te che inizia a cambiare: quando la prima amica ti dice di essere incinta, tu fai finta di niente. E poi guarda le pance di tutte le tue amiche esplodere come popcorn, una dopo l’altra, fino a circondarti. Chiediti cosa vuoi fare, tu. Guarda il tizio che ti dorme accanto con la bocca spalancata e la bavetta che cola sul cuscino. Vattene di casa, butta tutto all’aria. Sii infelice da sola, piuttosto che infelice con qualcun altro.

Mettiti alla ricerca di un’altra opportunità; scopri che non è così facile come pensavi. Guardati allo specchio, chiediti come abbia fatto quella succosa ventenne a trasformarsi nella zitella un po’ appassita che vedi riflessa. Impara presto a cavartela: incontra un coetaneo vagamente appetibile, guarda l’anulare sinistro e poi guarda anche le gambe, che potrebbero nascondere qualche gagno. Realizza che sono in pochi a passare questo primo screening. Raschia il fondo del barile, tira su i rimasugli –tre o quattro reduci feriti e traumatizzati dall’esistenza. Frequentane un paio, fatti ferire e traumatizzare a tua volta. Allora lasciati adorare dai ventenni, esaudisci i loro desideri: lascia che si infilino nel tuo letto, lascia che credano che tu possa insegnare loro chissà cosa. Goditi le maratone di sesso che solo la giovinezza può regalare. Ascolta i consigli degli amici, fatti guardare prima con preoccupazione, poi con sospetto. Sentiti dire che non puoi essere solo sfigata, qualcosa di sbagliato dovrai pur farlo anche tu. Dalla via troppo in fretta. Fai troppo la schizzinosa. Comportati da figa di legno. Diventa troppo esigente. O magari tutte queste cose tutte insieme. Abbozza. Razionalizza. Fai buon viso a cattivo gioco. Fatti venire la gastrite, smetti di bere.

Lascia che gli anni passino, avvicinati ai quaranta. Diventa spettatrice delle vite degli altri. Trasformati in zia amorevole e un po’ stramba. Gioisci per i figli in arrivo, per le case nuove, per le cucine super accessoriate, per le macchine appena comprate che ormai il pandino era diventato troppo piccolo, per i dentini, per la cacca nel vasino, per le prime parole delle creature. Dimenticati quand’è stata l’ultima volta che hai avuto tu qualcosa da festeggiare. Rimani imprigionata in un’eterna giovinezza stantia. Abbozza. Razionalizza. Fai buon viso a cattivo gioco. Diventa responsabile, pensa alla salute, smetti di fumare.

Rimani sola. Realizza che solitudine e libertà coincidono. Scegli cosa vedere.

E allora fanculo ai tuoi coetanei, alle loro paturnie e ai loro fallimenti esistenziali. Fanculo a chi sa sempre dove stai sbagliando, ma che non reggerebbe una settimana da solo con se stesso. Fanculo ai pranzi della domenica con le famigliole felici e i bimbi biondi che urlano e strepitano. Anzi, fanculo ai bimbi biondi in generale. Fanculo a chi ti dice che anche tu troverai l’amore, come se fosse il massimo a cui puoi aspirare. Fanculo a chi ti dice che lo troverai proprio quando smetterai di cercarlo. Fanculo a chi ti dice che devi uscire di più e conoscere persone nuove, se no non troverai mai un uomo. Fanculo alla ricerca, fanculo all’attesa. Fanculo al modello unico di esistenza. E fanculo pure ai ventenni –no, dai, scherzo, i ventenni teniamoli, che il vibratore da solo non può bastare sempre.

Rotolati nel letto la domenica mattina. Alzati quando cazzo vuoi. Passa tutto il giorno in pigiama con gli scaldamuscoli. Stattene in giro tutto il giorno. Guarda film scelti da te. Vaga di notte per Torino. Sparati nelle orecchie musica elettronica a tutto volume. Ricevi un pacco, scoppia tutto il pluriball da sola. Affonda la faccia nell’erba. Dalla a chi ti pare, oppure fai da sola –orgasmo garantito senza rogne annesse. Coccola i figli degli altri per un’oretta, e poi tuffati nel silenzio di casa tua. Rimpiangi l’amante che ti ha spezzato il cuore, ma solo quando hai il ciclo. Odialo tutti gli altri giorni. Parti, solo tu. Affronta la strada, la polvere, la folla, il sudore, il vomito. Affonda i piedi nella sabbia calda. Fumati una canna. Fai volare in alto il cervello. Lascia che il sole ti bruci la pelle. Che il vento ti solletichi le cosce. Non aspettare più nessuno. Beviti una birra. Ma no, bevitene due. Tre. Anche quattro. Parla a voce alta. Ridi a crepapelle. Corri. Suda. Inveisci. Piangi. Sputa in faccia al cattivo gioco. Vivi, cazzo!

Ulula alla luna. Diventa jena.

3 pensieri riguardo “Diventare jena

  1. Bella scrittura che corre veloce nelle immagini e Tuttavia mi auguro che tu sia nella tua vita meno di tutto…
    E siccome hai detto nella tua presentazione dei miei gatti Allora prenditi un cane😋
    SherAugurisorridenti

    Sai che sono torinese anch’io ma ormai da tantissimi anni adottata romana

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    1. Grazie mille per i tuoi auguri! 🙂 ❤
      In effetti un cane potrebbe essere una soluzione, ma richiederebbe già troppe cure e impegno per i miei gusti…la jena ha bisogno della massima libertà, e la solitudine ne è il giusto prezzo….come vedi, un po' me li merito i gatti assassini! 😀 🙂
      Io adoro Torino, ma tutte le volte che sono a Roma mi chiedo come possa essere la vita nel tepore romano, quel tepore che ti fa venire voglia di stare li' per un po' 🙂
      Complimenti per il tuo blog, me lo sto leggendo con molto piacere!

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      1. Ora capisci la ragione per la quale aldilà degli ultimi anni disastrosi Roma e poi voglio essere snob e aggiungo San Francisco sono le uniche due città nelle quali il clima è l’originaria bellezza mi attraggono e mi trattengono…
        Oggi è primavera e passeggiare nel parco Fiorito con Sally la mia Jack Russel compagna in tutto (anche a letto ma con diverse funzioni capisci amme’😋) ricarica le mie pile.
        Sherabientot grazie

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